"la vera novita` della poesia lirica oraziana, anche sul piano formale, fu quella di ricongiungersi, con le sue odi, alla lirica greca antica di archiloco e pindaro, di alceo e saffo. celebrando se stesso come t`inventore` romano di questo genere letterario, il poeta di venosa non si esaltava vanagloriosamente; si puo` infatti dire che prima di lui i lirici antichi erano conosciuti soltanto di nome e che, per quanto ne sappiamo, nessun romano aveva letto alceo o pindaro." introduce cosi` ugo dotti la sua edizione - tagliata su misura per la sensibilita` contemporanea - delle odi e degli epodi oraziani, opere indimenticabili che fanno ormai parte della cultura interiore occidentale. fra l`invettiva tormentata degli epodi, il tono solenne del canto secolare e la celebrazione, nelle odi, della vita tranquilla e del sereno godimento dell`oggi nell`ignoranza del domani, orazio ha scolpito nei suoi versi un insegnamento poetico ancora attuale, come il suo celebre invito al carpe diem. |