ricondurre alla ragione il caos del mondo, con tutto cio` che implica un`operazione cosi` ambiziosa: ordinare, classificare, calcolare, sottoporre a controllo, dissipare le zone d`ombra, identificare l`indistinto, bandire l`ambiguo. tra i princi`pi portanti della modernita`, questa e` l`idea-architrave, che per secoli ha ispirato pensieri e azioni di interi popoli. conteneva un progetto di costruzione sociale e una promessa di felicita`. il primo ha lasciato dietro di se` delle macerie, la seconda non e` mai stata adempiuta. in un saggio che ha la dirompenza degli eventi intellettuali pronti a fare da segnavia, zygmunt bauman mette a tema il fallimento di un`epoca della storia umana, misurandolo sulla insostenibilita` della pretesa iniziale. e l`ambivalenza, infatti, e non l`univocita`, la condizione normale in cui ci tocca vivere. noi esseri finiti ci condanniamo alla perenne inadeguatezza se ammettiamo soltanto l`alternativa rigida tra l`ordine e l`informe, tra le entita` (cose, persone, collettivita`, situazioni, categorie della mente) che il linguaggio riesce a nominare in modo trasparente e l`imprevedibile, l`indecidibile, l`indeterminato, l`incontrollabile, di cui avvertiamo la presenza minacciosa. in una simile inadeguatezza - e nell`autoinganno di un`identita` certa - fini` intrappolata, ad esempio, gran parte dell`intellighenzia ebraica di lingua tedesca, quando tra otto e novecento tento` diverse strategie di assimilazione alle e`lite dominanti. |