"i celibi sostituiscono i sentimenti con le abitudini. quando a questo sistema morale, che li porta ad attraversare la vita, piuttosto che a vivere, si somma un carattere debole, le cose materiali acquistano su di loro un potere sorprendente". il primo degli innumerevoli modi in cui si puo` leggere questo racconto lungo e` che sia lo studio, disincantato e a tratti spietato, o addirittura sadico nel finale, di come le energie affettive non consumate si dirigano a pervertire tutti i rapporti umani. una metafora del potere, e della sete di potere, accentuata dalla circostanza di trovarsi imprigionata dentro la soffocante angustia di una provincia bigotta. balzac nel racconto dichiara di inscenare "le leggi naturali dell`egoismo", lasciandole agire in una lotta sorda di tortuosi interessi minuscoli, che lentamente assume la grandezza del dramma cosmico. e i tre personaggi che dominano il campo, dell`egoismo incarnano tre forme diverse: don birotteau, il parroco di tours, innocuo e viziato, e` cosi` inetto a tener conto degli altri nel suo desiderio, da non vederne nemmeno le trame ostili; don troubert, maligno calcolatore, nel suo disegno di potere, che lo trasforma dal canonico intrigante a genio del male, non trascura il piacere di una vendetta passeggera che travolge il povero birotteau; la trista zitella gamard, finalmente "felice di poter coltivare un sentimento cosi` fertile come la vendetta", diventa strumento docile di una rivalsa frivola che non le rechera` alcun vantaggio o contentezza. |