era stato un uomo molto potente. per molti, moltissimi anni. la sua carriera politica lo aveva portato a un passo dal diventare presidente della repubblica. adesso, vecchio e malato, era una sorta di monumento vivente, e in tutte le redazioni dei giornali (di questo lui era certo) i "coccodrilli" dovevano essere gia` pronti da tempo. eppure, da quando si era ritirato sulla costa normanna, dopo la caduta del suo ultimo governo e la sincope che lo aveva colpito, il presidente sapeva di essere strettamente sorvegliato. non solo da quelli che lui chiamava i suoi cani da guardia - gli ispettori che si davano il cambio davanti a casa sua dietro preciso incarico del ministero degli interni -, ma anche dall`infermiera che lo curava, dalla segretaria, e dal fedele autista. gli stessi (e pure di questo era quasi certo) che frugavano con accanimento fra i suoi libri e le sue carte - soprattutto dal giorno in cui aveva detto a un giornalista di aver cominciato a scrivere le sue memorie "non ufficiali". qualcuno, evidentemente, lo considerava ancora pericoloso. ma chi? magari uno che era stato, a venticinque anni, il suo timido, devoto segretario particolare, e che adesso stava per diventare primo ministro; uno che lui, l`anziano presidente, era certo di tenere in pugno: perche` conservava, nascosta fra le pagine di un libro, una lettera, oltremodo compromettente. era quella che tutti cercavano? o le sue minacciate memorie? ma in fondo, poi, che importanza aveva ormai tutto questo? |