"all`uomo non conviene considerare, riguardo a se stesso e riguardo alle altre cose, se non cio` che e` l`ottimo e l`eccellente; e inevitabilmente dovrebbe conoscere anche il peggio, giacche` la conoscenza del meglio e del peggio e` la medesima" dice platone in un passo del fedone. tuttavia, aggiunge sgalambro in questo libro ad alta temperatura speculativa, la filosofia si e` invece legata strettamente solo al "meglio", tanto da identificarvisi, e lo stesso platone non ha affrontato minimamente la conoscenza del peggio che raccomandava. vi e` stato, certo, un "pessimismo che si e` assunto il compito di trattare del pessimum, ma passando attraverso la sofferenza", e facendoci pagare i "lugubri stati d`animo del pessimista", mentre "solo dopo il dolore compare il vero pessimismo". verso quest`ultimo, dunque, non puo` che condurci un "fanatico della verita`" come sgalambro: il metodo che sgalambro utilizza assomiglia molto a un libero flusso di un pensiero erratico che si sviluppa attraverso contrappunti capaci di suscitare inattese accensioni nella mente del lettore. ma per tornare sempre, lungo un percorso le cui diversioni compongono in realta` un disegno di mirabile coerenza, al tema dominante, fulcro di un`opera filosofica fra le piu` notevoli dei nostri tempi. e non senza un sentimento di contagiosa euforia. |