questo non e` un libro di viaggio, "categoria insulsa" esordisce brace chatwin nell`introduzione. piuttosto, un romanzo nel senso migliore, qualcosa di nuovo e fresco: la storia della liberazione dalla claustrofobia di un`esistenza trascorsa a new york durante la seconda guerra mondiale. fuggita dalla francia negli stati uniti all`inizio del conflitto, sybille bedford sente d`improvviso il bisogno di ripartire, di parlare un`altra lingua, di mangiare cibo diverso, di trovarsi in un paese dal lungo e fosco passato ma quasi privo di un presente. la scelta cade sul messico. "cieca al luogo comune" - sono ancora parole di chatwin -, la bedford non attinge al repertorio dello scrittore in trasferta, non si abbassa alla satira, non e` "spiritosa", non pontifica. il risultato e` una miriade di sorprese, di delizie a ogni pagina, a ogni passo. lo spirito nomade ereditato dalla madre e il raffinatissimo gusto di ascendenza paterna si coniugano per regalarci un vero "libro delle meraviglie", una miniera di scorci storici e geografici colti da un`angolazione inedita che "tocca la verita`". l`orecchio assoluto per la conversazione capta, negli scambi fra anglo-americani e messicani, surreali sfumature d`incomprensione, che raggiungono vertici di ilare nonsenso. partita dalle "splendide terme di caracalla della grand central station", sybille bedford finira`, nei panni di quell`animale sacro che e` l`ospite, in casa dell`incredibile personaggio che da` il titolo al volume. |