"miniaturista per eccellenza, sensibile, attento e nel contempo spiritoso, walser riesce a comporre in modo assolutamente disinvolto e involontario gioielli di prosa perfetti, ciascuno dei quali possiede la rotondita` e la purezza di una poesia". cosi` scriveva stefan zweig, e il suo giudizio non potra` che essere condiviso dal lettore di "storie che danno da pensare", raccolta di prose - divagazioni letterarie, bozzetti, apologhi - composte tra il 1906 e il 1912, durante il "periodo berlinese". sono pagine dense e leggere al tempo stesso, in cui qualsiasi oggetto d`osservazione, per un istante, puo` apparire sotto una luce di rara intensita`: dall`artesiana di van gogh alle ballerine russe, dall`ingresso dei pantaloni nella moda femminile alla cucina. walser ci parla della natura onirica del teatro, e anche la sua prosa assume la sostanza dei sogni. ci trasporta nella vita berlinese del primo novecento, contemplata con l`occhio avido dell`immigrato dal microcosmo elvetico: "qui nella metropoli si percepisce bene come vi siano ondate di intelligenza che passano impetuose sopra la vita di una societa`, pari a un lavacro". occhio al quale non potranno sfuggire i tipi umani, fissati per sempre in ritratti irresistibili come quello di kutsch, lo pseudoartista: "ha sempre paura che qualcuno possa farsi be`ffe di lui, ma ci sono certe persone che si possono ritrarre fedelmente solo facendosi beffe di loro". |