chi ha di mordecai richler l`immagine di un narratore irresistibile e torrenziale (irresistibile anche perche` torrenziale) deve metterla da parte. da vero epigono di razza del cabaret yiddish, richler sapeva perfettamente come allestire un one man show, cioe` come scrivere e interpretare un breve monologo che sotto l`ombrello di una comicita` viscerale e inarginabile disegnasse, attraverso le vicissitudini e i tic di un personaggio, tutto un mondo. non e` dunque un caso che nel 1969, a meta` circa della sua carriera, abbia deciso di prendersi una vacanza, e raccontare daccapo le storie del suo quartiere a montreal, solo in una forma piu` diretta e confidenziale, lasciando cioe` che si sovrapponessero e si intrecciassero cosi` come, in apparenza, gli venivano in mente. ecco perche` in queste pagine si mischiano, con la massima liberta` possibile, una disamina delle catastrofiche ripercussioni di un pezzo di "time" sulla vita quotidiana di st. urbain street, una divagazione sull`uso "privato" delle cabine telefoniche pubbliche e un manualetto sul sesso redatto da un cultore della materia assai vicino a molti lettori: duddy kravitz. per capire di chi e` questo libro, e cosa offra, basterebbe insomma aprirlo a caso, senza neppure guardare la copertina. |