ci sono romanzi brevi piu` densi di emozioni e di vicende di certi romanzoni da ottocento pagine e passa. ed e` esattamente il caso di "il calore del sangue". questa volta ire`ne ne`mirovsky punta il suo obiettivo non gia` sul milieu dell`alta borghesia ebraica in cui e` cresciuta, ne` su quello dei ghetti dell`europa orientale, bensi` sul piccolo, angusto, gretto mondo della provincia francese. il quadro e`, in apparenza, di quieta, finanche un po` scialba agiatezza campagnola: la figlia di due ricchi proprietari terrieri sta per sposare l`erede di un`altra famiglia in tutto e per tutto simile, un bravo ragazzo, come si dice, innamorato e devoto. eppure bastano poche note stridenti (che l`autrice e` abilissima a insinuare fin dalle prime pagine) per farci intuire che dietro la compatta, liscia superficie di perfetta felicita` agreste - in cui sembra che ogni sentimento si sia come pietrificato - si spalancano voragini insospettate: nessuno, insomma, e` al riparo dalla passione, dalla violenza, persino dal delitto, quando e` spinto e travolto dal "calore del sangue". |