"questa volta mi occupero` del caravaggio. finora, sia me ne mancasse l`agio, sia la mia curiosita` non fosse stimolata abbastanza, o forse per la combinazione delle due cause, non mi sono mai dato la pena di entrare in dimestichezza col caravaggio. comincero` con l`esaminare le opere superstiti del nostro pittore. fino a pochi decenni or sono, la sua personalita` di artista era nebulosa come quella di un leonardo o di un giorgione prima degli studi morelliani. qualsiasi tela presentasse, in forti contrasti di luce, volgari e obesi giganti sacrilegamente atteggiati a cristo o ad apostoli, figure con piumacci, baraonde di uomini e di donne dall`aspetto vizioso e alticcio, giovinastri occupati a giocare ai dadi o a barare alle carte, o piu` dignitose scene di concerti, veniva senz`altro attribuita a lui. non cosi` oggi. il caravaggio ha cessato d`essere una categoria o una specie, e ha riacquistato una personalita` artistica definita quanto quella di leonardo, o almeno quanto quella di giorgione. studiero` soltanto i quadri che gli appartengono in modo indiscusso, secondo il giudizio dei piu` competenti. intorno a essi mi lascero` andare a dire qualunque cosa mi passi per la testa, una testa che ha meditato per molti anni sull`arte, dal punto di vista estetico, storico, morale. e, infine, mi prendero` la liberta` di esprimere quanti pensieri l`esame dell`opera caravaggesca mi ha suggerito." (b. berenson) |