"i maestri cristiani del deserto fiorirono, esplosero in un attimo che duro` tre secoli, dal iii al vi dopo cristo. da poco costantino aveva restituito ai cristiani il diritto di esistere, spezzando il dogma di commodo, e sottratto con dolcezza la giovane religione al terreno meravigliosamente umido del martirio, alla stagionatura incomparabile delle catacombe. questo significava, evidentemente, consegnarla a quel mortale pericolo che rimase tale per diciotto secoli: l`accordo col mondo. mentre i cristiani di alessandria, di costantinopoli, di roma, rientravano nella normalita` dei giorni e dei diritti, alcuni asceti, atterriti da quel possibile accordo, ne uscivano correndo, affondavano nei deserti di scete e di nitria, di palestina e di siria. affondavano nel radicale silenzio che solo alcuni loro detti avrebbero solcato, bolidi infuocati in un cielo insondabile. in realta`, la maggior parte di quei detti fu pronunciata per non rivelar nulla, cosi` come la vita di quegli uomini volle essere tutta quanta la vita di . i detti e i fatti dei padri furono raccolti in ogni tempo con estrema pieta` perche`, appunto, erano quasi sempre noci durissime, inscalfibili, da portare su di se` tutta la vita, da schiacciare tra i denti, come nelle fiabe, nell`attimo dell`estremo pericolo, e inoltre i padri rifiutavano, per lo piu`, recisamente di scrivere. furono raccolti in pergamene: greche, copte, armene, siriache. in quelle pergamene non furono perpetuati soltanto gli oracoli e i portenti dei padri e dei loro discepoli, ma anche quelli di certi incogniti secolari che praticavano segretamente i loro precetti e, nascosti in quelle metropoli che i padri abominavano, furono qualche volta maestri ai loro maestri." (dallo scritto di cristina campo) |