da gottfried benn, che ha sempre scompaginato tutte le categorie, e che ha bollato l`io come , non ci si poteva certo aspettare una compita autobiografia che raccontasse gli eventi di un`esistenza. il paesaggio biografico di benn e` quello del suo alter ego ronne, , che non riesce piu` a sopportare ne` ad afferrare la realta`, . un uomo che non possiede ormai , e che solo a tratti, in una perpetua doppia vita, riesce a ritrovare un`identita`, . questo libro, insieme bilancio e breviario d`artista, ma anche definitiva resa dei conti con la germania - come il solo nietzsche, prima, aveva osato -, e` un prisma da cui promanano bagliori di pensiero e poesia, vertice di quella di cui benn e` stato solitario cultore nel suo secolo. e proprio lui, avulso come nessun altro dall`, fa affiorare, pagina dopo pagina, il profilo di un`epoca: <...lo sfiorire corticale dei mondi, dei mondi borghesi, i mondi capitalistici, i mondi opportunistici, profilattici, antisettici, prostrati dai nubifragi del politico e dai rivolgimenti del potere, ma scaturiti in fondo dalla sostanziale crisi dell`essere occidentale >. una crisi che non puo` trovare una se non nella forma: . con un saggio di roberto calasso.
emersa dalla tradizione orale dei sumeri nel terzo millennio a.c., e tramandata per migliaia di anni da molti popoli del vicino oriente su tavolette d`argilla scritte in caratteri cuneiformi, l`epopea di gilgamesh si pone alle origini stesse della letteratura mondiale. re di uruk, gilgamesh e` infatti il primo eroe a partire in cerca di avventure, a uccidere mostri, sfidare gli de`i, viaggiare ai confini della terra deciso a conquistarsi con le sue gesta un nome imperituro. ma quando la morte gli strappa enkidu, il compagno per eccellenza, gilgamesh, atterrito e ormai solo, affronta l`impresa che travalica ogni altra: la ricerca del segreto della vita eterna - un segreto che solo utnapishtim, l`unico sopravvissuto al diluvio universale, puo` insegnargli. fara` infine ritorno a uruk a mani vuote, ma ricco di una nuova consapevolezza: la morte e` il destino ineluttabile che gli de`i hanno assegnato all`uomo, e nel godimento di questa vita effimera risiede la sua sola saggezza.
w. somerset maugham comincio` a tenere un taccuino nel 1892, a diciotto anni. e per quasi un cinquantennio continuo` poi a riempire di quaderni che, precisa con anglico understatement, sono da intendersi . in realta` i taccuini di maugham, oltre a gettare luce su una prodigiosa officina creativa, rappresentano, di fatto, una delle sue opere piu` seducenti. vi troveremo molte delle fasi e delle sfaccettature di una vita unica: gli aforismi, le massime, gli epigrammi - degni di un discendente dei grandi moralisti del seicento - dietro i quali si trincera il giovanissimo medico-scrittore alle prime armi; le riflessioni sempre piu` mature sul mestiere di scrittore, sul lavorio delle parole e delle storie nella mente; spezzoni di possibili racconti, scampoli di avventure, profili di eventuali personaggi; il resoconto del soggiorno russo, con i primi assaggi di una grande letteratura ancora sconosciuta ai piu`, e della stagione in estremo oriente, densa degli scorci e profumi che avrebbero speziato i migliori fra i suoi racconti . senza contare i ritratti di persone celebri, le considerazioni sui costumi di ogni epoca, studiati con occhio clinico e all`occorrenza stigmatizzati - e i giudizi, a volte intinti nel veleno, sui libri altrui. infine, il congedo del vecchio mago, segnato dal distacco di chi ha superato tutto, o quasi tutto: .
dice al giovane miron l`amico staszek. e il 1? agosto 1944, e per le strade affollate di varsavia, da cinque anni sotto l`occupazione dell`esercito tedesco, la gente e` in subbuglio: si parla di soldati nazisti ammazzati, di , e le detonazioni dei pezzi d`artiglieria echeggiano ben presto piu` forti e vicine di quelle che gia` da qualche giorno provengono dal fronte, dove avanzano i sovietici. e l`inizio di una delle vicende piu` atroci e controverse della seconda guerra mondiale, che ancora oggi e` come una ferita aperta nella coscienza e nella memoria della polonia. organizzata dal movimento di resistenza nazionalista, l`insurrezione di varsavia, nata con finalita` antitedesche ma anche con un significato apertamente antisovietico, si rivelera` un catastrofico errore politico e militare: 25.000 insorti e 200.000 civili rimarranno uccisi, la citta` sara` letteralmente rasa al suolo, e molti dei reduci, bollati dalla propaganda stalinista come , scompariranno nei gulag. solo a distanza di oltre vent`anni miron bialoszewski riuscira` a scrivere di quella tragedia, che prima non e` stato in grado di raccontare se non . e, anche sulla pagina, il racconto e` un "parlato" concitato, frantumato ed erratico, in un libero flusso di ricordi: l`unica forma capace di testimoniare una verita` lontana da quella delle opposte propagande. e capace, nel percussivo alternarsi di immagini e suoni, odori e sapori, di costringere il lettore a un`immedesimazione assoluta.
la stesura della gran bevuta, piu` volte interrotta e ripresa, occupo` daumal fra il 1932 e il 1938. in principio daumal si proponeva di mettere satiricamente in scena le esperienze con il gruppo del , ma in seguito lo scopo del libro ando` modificandosi per diventare l`itinerario della sua ricerca dell`essenziale. ispirato alla metafora rabelaisiana del bere, il racconto offre un aiuto per evitare i rischi di un falso pensare, quello che si paga con la perdita di tempo o con l`autoinganno. sapersi ubriachi, sia pure di discorsi e di gesti inutili, e volerlo essere ancora di piu` e` infatti il primo passo verso il raggiungimento di quella sobria ebrietas che porta alla lucidita` e permette di intravedere il proprio cammino. la narrazione, dove , procede con humor implacabile e in modo che il lettore abbia l`impressione . nel risolvere l`imbarazzo, le ultime pagine indicano quella che puo` essere la porta per uscire dal circolo vizioso dell`esistenza e cogliere un`.
, ha scritto un amico di muratov, boris zajcev, non e` un manuale di storia dell`arte: piuttosto, , sorretto da una - e, aggiungiamo, di restituirla in tono confidenziale al lettore, trasformato in interlocutore e compagno di viaggio. ne abbiamo la prova soprattutto in questo secondo volume, dove muratov riesce a comunicarci quel , simile alla , che suscita la presenza vivente dell`antico: cosi`, di fronte ai lauri che crescono accanto alla casina farnese sul palatino, abbiamo anche noi l`impressione che la metamorfosi di dafne divenga comprensibile, e che torni a manifestarsi . a muratov infatti non importa tanto conoscere il passato, quanto stabilire con esso un contatto, sicche` gli sara` propizio, piu` dei musei vaticani o capitolini dalla sconfortante e cimiteriale magnificenza, il chiostro di michelangelo alle terme di diocleziano, dove le ombre delle foglie e dei rami che scivolano sui marmi . si rivela per questa via la verita` segreta delle opere d`arte, e da ultimo quella delle metope di selinunte: il mito e` .
ci sono scrittori cosi` affascinanti, ha notato manganelli, che riescono a cambiarti l`umore: scrittori come singer, capace di creare personaggi simili a
due volte esule, dalla russia comunista e dall`europa nazista, negli stati uniti nabokov insegno` per quasi vent`anni letteratura russa al wellesley college e in seguito alla cornell university. erano lezioni memorabili in cui, con paziente tenacia, richiamava l`attenzione su oggetti o particolari che sembrano non avere alcuna rilevanza artistica: la borsa rossa di anna karenina; la fetta di cocomero che gurov mangia rumorosamente in una stanza d`albergo nella signora col cagnolino o il vestito di aksin`ja in un altro racconto di ?echov, ; la ruota del tondeggiante calesse sul quale, in anime morte di gogol`, il tondo ?i?ikov, ipostasi dell`enfia volgarita` universale, arriva nella citta` di nn. maestro atipico, spericolato, nabokov avrebbe voluto trasformare gli allievi in , quelli che non leggono un libro per identificarsi con i personaggi, e tantomeno per imparare a vivere, giacche` la vera letteratura - gioco sacro, superiore forma di felicita` - non insegna nulla che possa essere applicato ai problemi della vita. metteva in guardia contro il veleno ideologico del e contro ogni tentativo di cercare la famigerata nell`opera di giganti come tolstoj, ?echov, gogol` e il pur disamato dostoevskij. il professor nabokov non ha alcun metodo, alcun approccio critico: con gli unici strumenti della passione e di una precisione infinita, si limita a scoprire la magia delle parole nelle loro piu` segrete combinazioni. e noi, come i suoi studenti, lo ascoltiamo incantati mentre va dritto al cuore di questo o quel capolavoro.
pubblicati nel 1947, i "dialoghi con leuco`" appartengono alla singolare categoria dei libri tanto famosi - pavese li volle accanto a se` quando, nella notte fra il 26 e il 27 agosto 1950, scelse di morire e vi annoto` come parole di congedo - quanto negletti. il che non stupisce: nella sua opera rappresentano una sorta di ramo a parte e oltretutto perturbante. si stenta oggi a crederlo, ma all`epoca in italia il mito godeva di pessima fama, mentre pavese, sin da quando, nel 1933, aveva letto frazer, stava scoprendo l`opera di grandi antropologi che in quegli anni si ponevano il quesito: , sulla base di testi sino allora ignorati o poco conosciuti. cosi` era nata, in stretta collaborazione con ernesto de martino, la viola di einaudi, collana che rimane una gloria dell`editoria italiana. e cosi` nacquero i "dialoghi con leuco`". tanto piu` preziosa sara` oggi, a distanza di piu` di settant`anni, la lettura di questo libro se si vorra` acquisire una visione stereoscopica del paesaggio in cui e` nato, dove non mancarono forti reazioni di ripulsa (per la viola) o di elusiva diffidenza (per i "dialoghi con leuco`"). introduzione di giulio guidorizzi. con una conversazione tra carlo ginzburg e giulia boringhieri.
ogni mattina, da tutte le case prospicienti la spiaggia denominata, quasi fosse un presagio, le coup de vague (alla lettera: ), avanzano, nella melma e nei banchi di sabbia lasciati dall`oceano che via via si ritira, i carretti dei mitilicoltori che vanno a raccogliere ostriche e cozze. tra loro, jean e sua zia hortense, , quasi fosse . e hortense, insieme alla sorella emilie, con la sua , a mandare avanti la casa e l`azienda. e dalle zie jean si lascia passivamente coccolare e tiranneggiare: gli va bene cosi`, ha una motocicletta nuova, le partite a biliardo con gli amici e tutte le donne che vuole, perche` e` un pezzo di marcantonio, con i capelli neri e gli occhi azzurri. quando pero` la ragazza che frequenta da alcuni mesi gli annuncia di essere incinta, la monotona serenita` della loro vita viene travolta da qualcosa che assomiglia proprio a un`ondata, improvvisa, violenta. a sistemare la faccenda ci pensa, naturalmente, zia hortense: basta conoscere il medico giusto, e pagare. ma qualcosa va storto, e jean e` costretto a sposarla, quella marthe pallida, spenta e sempre piu` malata, di cui le zie si prendono cura con zelo occhiuto e soffocante... rari sono gli scrittori capaci, come simenon, di portare alla luce, sotto la corteccia della rispettabilita` piccolo-borghese, un verminaio di menzogne e di rancori, di ricatti e di ferocie.
nel 1647, al crepuscolo del siglo de oro, appare a huesca, nell`aragona, un sottile libro in-12?, opera di un lorenzo gracian dietro al quale si celava un teologo gesuita dalla solida fama di scrittore, baltasar gracian. nessuno poteva prevedere che quei trecento aforismi avrebbero esercitato in europa - grazie soprattutto alla traduzione-travisamento di amelot de la houssaie, dedicata a luigi xiv nel 1684 - un`influenza immensa, sino a diventare un classico dell`educazione del gentiluomo, amato da schopenhauer (che volle tradurlo) e apprezzato da nietzsche. ma che cos`era in realta` l`oracolo manuale (cioe` `maneggevole, di facile consultazione`)? per capirlo, non abbiamo che da affidarci a marc fumaroli, il quale, in un illuminante saggio, ci rivela come l`oracolo, trasformato da amelot in una collezione di tattiche mondane, fosse qualcosa di infinitamente piu` audace e innovativo. fondandosi sulla lezione della saggezza antica e sull`umanesimo teologico della compagnia - sulla fiducia, dunque, nella cooperazione della natura e della grazia -, in opposizione al rigorismo giansenista, con quel libretto dallo stile conciso e concentratissimo gracian intendeva infatti offrire alle grandi anime libere un viatico per affrontare vittoriosamente i pericoli e le insidie di un mondo degradato - e per imprimere il loro marchio nella vita politica e civile. non una regola, dunque, ma uno stile, sorretto dalla conoscenza di se` e degli uomini non meno che dall`eleganza delle maniere e dal gusto raffinato, dal sapere enciclopedico e dalla solidita` del giudizio, dalla docilita` della volonta` e dalla piu` calibrata riservatezza.
in quel tempo remoto gli de`i si erano stancati degli uomini, che facevano troppo chiasso, disturbando il loro sonno, e decisero di scatenare il diluvio per eliminarli. ma uno di loro, ea, dio delle acque dolci sotterranee, non era d`accordo e consiglio` a un suo protetto, utnapishtim, di costruire un battello cubico dove ospitare uomini e animali. cosi` utnapishtim salvo` i viventi dal diluvio. il sovrano degli de`i, enlil, invece di punire utnapishtim per la sua disobbedienza, gli concesse una vita senza fine, nell`isola di dilmun. il nome utnapishtim significa . dopo qualche migliaio di anni approda a dilmun un naufrago, sindbad il marinaio. utnapishtim lo accoglie nella sua tenda e i due cominciano a parlare. cio` che utnapishtim racconta e` la materia di questo libro.
se si eccettuano api e formiche - che ammiriamo per la loro operosita` e organizzazione, ma teniamo comunque alla larga - gli insetti, questi esseri con cui da sempre condividiamo il pianeta, restano per noi degli estranei, il piu` delle volte fastidiosi e ripugnanti. eppure, per cambiare il nostro sguardo su di loro, basterebbe aprire a caso una pagina dei ricordi di fabre. quest`opera, che ha aperto la strada a un nuovo modo di intendere lo studio del mondo animale (sino allora relegato dietro le quinte di un museo di storia naturale), e` attraversata da una felicita` narrativa difficilmente eguagliabile in una trattazione scientifica, e ancora oggi resta uno di quei rari libri che riescono a trasmettere a qualsiasi lettore la passione verso l`oggetto di cui parlano. perche` fabre era prima di tutto uno scrittore, e nella sua prosa ogni esemplare delle infinite specie da lui osservate - descritto con millimetrica precisione nel corpo e nell`agire - puo` trasformarsi nel protagonista di un racconto di avventura, a tratti esilarante, che non svela il suo disegno sino alla fine. , investigando le ragioni apparentemente insondabili del suo comportamento, e` stata la missione della vita di fabre. e sempre, al cuore di una visione del mondo che ben poco concede al caso (le teorie di darwin non lo turbarono, mentre darwin dichiaro` la sua ammirazione per lui), rimane l`istinto: questo dono , che detta la misura delle cose. prefazione di gerald durrell.
Formidabile personaggio Yasha Mazur, soÂprannominato il Mago di Lublino: illusionista, saltimbanco, ipnotizzatore, capace di liberarsi da qualunque corda e di aprire qualunque serratura – ma anche minacciaÂto dalla noia, malato di irrequietezza, semÂpre affamato di «nuovi trucchi e nuovi aÂmori». E, come altre figure magistralmenÂte tratteggiate da Singer, combattuto fra insaziabili appetiti carnali e nostalgia deÂgli antichi riti della sua religione.
Con "Il signore di San Francisco" ha inizio la pubblicazione, incentrata sui temi dell'amore e della morte, dei racconti di Ivan Bunin, narratore e poeta russo ingiustamente negletto e distrattamente ricordato unicamente in quanto primo scrittore russo a vincere il premio Nobel per la letteratura, nel 1933