appartenente a una famiglia dell`aristocrazia moscovita, fe`dor ivanovic tjutcev (1803-1873) fu diplomatico oltre che eminente poeta, e dopo aver iniziato la carriera nel collegio degli affari esteri di pietroburgo opero` come incaricato speciale a monaco di baviera - dove frequento` heine, schelling e gli ambienti del romanticismo tedesco - e a torino, dove visse dal 1837 al 1839. nel 1836 alcune sue liriche furono pubblicate dalla rivista di puskin "il contemporaneo", suscitando i primi, ampi consensi. nel 1844 torno` definitivamente in russia, mentre la sua fama di poeta cresceva dopo i riconoscimenti tributatigli da turgenev, fet, dobroljubov. il suo universo poetico e` un coacervo di visioni cosmogoniche e di rappresentazioni metafisiche che rispecchiano un dualismo di tipo manicheo: vi sono due mondi, il caos e il cosmo, e il secondo altro non e` se non l`organismo vivente della natura, un`essenza viva e pulsante ma secondaria rispetto al caos, l`unica vera realta`, di cui il cosmo rappresenta un`effimera scintilla. la cosmogonia di tjutcev si nutre di contrasti tra inaccessibili vertici di perfezione e desolate lande nordiche o spaventosi abissi dominati dal disordine notturno e dall`instabilita` spettrale del fato. a questo mondo che non conosce la gioia del possesso, ma solo la perdita, la caduta, il rimpianto, e insieme la vertigine del solitario destino umano, da` voce la versione di tommaso landolfi, scrittore affine a tjutcev per sensibilita` e magistero poetico. |