"storie strane" attiro` immediatamente l`attenzione dei lettori e in fretta su pero` i confini della danimarca. si trattava, almeno in apparenza, di un netto distacco dalla narrativa danese, espressione di una generazione che aveva vissuto lo smarrimento della guerra e del dopoguerra. scritte in uno stile a tratti semplice e ironico, vicino a quello delle fiabe di andersen, altre volte esplicitamente kafkiano, toccano temi quotidiani, storici, o anche di derivazione biblica: spesso metafore dei conflitti psicologici o dell`inadeguatezza dell`individuo a vivere serenamente nella societa`; rovesciano le prospettive e lasciano emergere l`assurdita` della costrizione dell`uomo in schemi e pastoie che non gli sono propri e impediscono alla persona la sua vera realizzazione. appare tipica, in questi racconti, la contrapposizione di due figure complementari che si rivelano veri e propri doppelganger: un mondo popolato di uomini sdoppiati per la mancanza di liberta` necessaria all`armonico sviluppo della personalita`. una disarmonia caratteristica delle nevrosi del nostro tempo e della complessita` superficiale della nostra societa`, che ci vorrebbe adattati e proni alle dinamiche violente che ci inducono a fermarci alla superficie oleosa degli eventi, invischiati nella tristezza di una quotidianita` senza sbocco ne` senso. e allora mostrare le crepe per permetterci di ricomporre il mondo appare come un compito irrealizzabile. invece, e` un compito che la letteratura puo` assolvere. |