quando nel 1986, durante una serie di lezioni sui "grandi enigmi dell`evoluzione", vede proiettata una diapositiva in cui un pesce e` collegato da una freccia a un "anfibio primitivo", il paleontologo specializzando neil shubin resta folgorato come da "un amore a prima vista". e` l`innesco di una ricerca che lo portera` alla scoperta relativa al tiktaalik roseae (l`inner fish, il "pesce che e` in noi") e poi all`analisi di tutte le transizioni anatomo-morfologiche piu` sofisticate, in primis proprio quella dai pesci agli ominidi bipedi. alla base di tale ricerca c`e` un`illuminazione aforistica attinta da lillian hellman - "ovviamente nulla comincia nel momento in cui pensi tu" -, ed elevata ad audace idea-guida: le innovazioni biologiche "non insorgono mai nel corso della grande transizione a cui sono associate", ma "hanno antecedenti nel tempo profondo". intrecciando piano storico e piano concettuale, shubin riconduce le piu` recenti stazioni di questa messa a fuoco (dove paleontologia e biologia evolutiva vengono integrate da genetica e biologia dello sviluppo) ai tanti pionieri misconosciuti, visionari ed eterodossi, che le hanno anticipate, e chiarisce tutti gli snodi dialettici - a partire da quello tra "gradualismo" e "saltazionismo" nell`evoluzione - soggiacenti alla fantasmagoria di "assemblaggi" richiesti agli organismi per adattarsi a ogni ambiente. e non cessa, in questo libro spiazzante e densissimo, di alimentare una domanda cruciale, che investe il rapporto tra caso e necessita` nella "scultura dei viventi": se cioe` la nostra esistenza sulla terra sia (anche) un effetto accidentale o solo l`esito di un percorso inevitabile. |