delan ha ciglia nere sulle guance pallide, capelli scuri, selvaggi, lunghi, con qualche precoce striatura di grigio che gli conferisce una certa raffinatezza, una cicatrice sull`occhio a forma di antica penna d`oca. delan e` come la terra in cui e` nato, indomito e rumoroso come il kurdistan. quando lo ha conosciuto, olivia sedeva alla scrivania di un giornale in cui, benche` corrano gli anni settanta, anni di rivolte e ribellioni, le donne sono ancora , impiegate per ordinare fiori e spedire regali. il destino le avrebbe certamente riservato il triste di diventare anche lei la segretaria di qualcuno, la moglie di qualcuno, la madre di qualcuno se non avesse incontrato delan in una casa malandata nel cuore di hollywood, un luogo di feste per artisti e attori che, come delan, si pagano i conti lavorando per la televisione, la pubblicita` e in piccole parti di film. olivia cercava l`amore, quello che ti divora, che ti porta con la mente altrove, e le e` bastato un solo sguardo di quell`uomo per capire di averlo trovato. cercava anche qualcuno che potesse comprendere il sogno che coltiva con ostinazione: diventare una fotoreporter capace di scattare fotografie importanti, diverse da quelle del paesaggio appena fuori dalla porta dell`ufficio. e anche in questo delan si e` rivelato come l`uomo del destino. l`inaspettato invito al matrimonio del cugino ferhad, eccellente suonatore di flauto e fedele compagno d`infanzia, e` l`occasione giusta per scattare foto da mozzare il fiato, nel cuore selvaggio del kurdistan iracheno. olivia immaginava di trascorrere notti sotto un cappello scuro pieno di stelle, di addentare fichi ancora tiepidi sugli alberi e percorrere i sentieri affollati di un bazar. una volta nel kurdistan, scopre un paese splendido, fatto di visioni e profumi inebrianti, di innocenza non ancora compromessa, di piccoli e inattesi atti di gentilezza, ma anche un mondo violento, dilaniato dalla guerra, dove un singolo gest |