scritto fra il 1609 e il 1610, poco prima della morte dell`autore, il testo di matteo ricci che qui pubblichiamo per la prima volta in forma autonoma e` stato per secoli il veicolo principale attraverso cui l`occidente ha conosciuto la cina. esso e` parte integrante del resoconto scritto dal gesuita al termine della sua trentennale missione in cina, che lo porto` fino alla corte dell`imperatore wan li della dinastia ming. suddiviso in brevi capitoli, esso descrive l`impero celeste nei molti suoi aspetti che stupirono, e ancora stupiscono, il lettore occidentale: dalla scrittura per ideogrammi all`arte della stampa, dalla "scoperta" dei ventagli alla medicina cinese, dalla complessa organizzazione dell`impero e della corte alla cerimonia del te`. e ancora: il ruolo dell`esercito, il confucianesimo, le sette religiose e gli eunuchi, il giudizo sulla poligamia, fino alla pratica disinvolta dell`infanticidio (soprattutto delle femmine), e alla mutilazione del piede delle donne, le quali addirittura non ricevevano un nome ma venivano designate con un numero. per la vastita` dei temi affrontati, l`efficacia dello stile che unisce concisione, parsimonia nel giudizio e concretezza anche brutale nelle descrizioni, ed evoca illustri precedenti quali erodoto, tacito o tito livio, questo libro puo` essere considerato uno dei capolavori dell`etnografia premoderna. con una prefazione di bernardo valli e un saggio di filippo mignini. |