quattro quesiti referendari, diciotto sentenze della corte costituzionale, un paio di crisi di governo: per trent`anni, la questione televisiva si e` intrecciata con le vicende politiche italiane. non e` successo in nessun altro paese occidentale; in nessuno il proprietario di quasi meta` dei canali televisivi nazionali si presenta alle elezioni cinque volte in quattordici anni, per tre volte le vince e diventa capo del governo. piu` di trent`anni e` durata la "guerra" televisiva. le sue radici affondano nella critica all`industria culturale. le sue battaglie sono state parte di un gioco che aveva per posta l`assetto politico del paese: gli anni ottanta, l`ascesa del cavaliere, il formarsi dell`ulivo e la sua fine con la caduta del governo prodi, le leggi maccanico, gasparri e gentiloni, la travagliata esistenza del pd, il naturale alternarsi dei cicli politici. e, ora, i giorni scuri in cui alcuni potrebbero perdere fiducia nel futuro del capitalismo. da trent`anni la questione televisiva ingombra la scena politica italiana. puo` essere piantata come bandiera dell`opposizione al centrodestra berlusconiano. oppure puo` essere studiata per capire le cause delle tante anomalie italiane, di cui fa parte. |