"scrivere un romanzo vuol dire portare dentro di se` un segreto enorme. provare a disfarsene parlandone non serve a niente. il mondo diventa conoscibile solo dopo la scrittura. l`unico modo per liberarci del peso del segreto e` scriverlo. fino ad allora, e` impossibile da condividere. tutto cio` che non e` il romanzo e` incapace di comunicarlo. mentre lavoravo a "libro" dubitavo di me stesso, temevo che i personaggi non uscissero fuori, o la mia pelle assumesse la ruvidezza delle pietre del villaggio che riempiva i miei pensieri. spesso, a meta` di una conversazione, iniziavo a parlare con la voce di galopim, di cosme d`ilidio mentre attende il ritorno della madre. a quell`epoca mi portavo addosso anni che non avevo mai vissuto ma che, durante la stesura del romanzo, respiravo in maniera assoluta, totale. sono nato l`anno della rivoluzione dei garofani, nel settembre 1974, ma le domeniche, durante gli interminabili pranzi di famiglia, i miei genitori e le mie sorelle ripetevano le storie di prima che io nascessi quando, durante la dittatura, erano emigrati in francia. esattamente come centinaia di migliaia di altri portoghesi. un milione e mezzo di persone sono emigrate in francia tra il 1960 e il 1974: circa il 15% di tutta la popolazione del paese. questa era la dimensione del segreto che mi portavo addosso mentre scrivevo "libro". i miei genitori sono tornati in patria pochi anni prima della mia nascita, stabilendosi nel piccolo borgo nell`entroterra di alentejo..." |