nella sua valle, sa il carattere di ogni canalone, di ogni balza di roccia. riconosce le volpi, i camosci, le vipere, i gipeti. puo` chiamare per nome ogni valanga. la montagna per luigi oreiller non e` una sfida, ne` una prestazione. e la sua casa di terra e di cielo, un orizzonte a cui appartenere. luigi nasce nella poverta` e cresce con la guerra. valdostano ma "anche" italiano, trascorre i suoi 84 anni a rhemes notre dame, venti comignoli rubati alla slavina al fondo di una valle stretta e dal fascino selvatico, su un versante parco del gran paradiso sull`altro riserva di caccia. da ragazzo, armato dalla fame, e` cacciatore, contrabbandiere, manovale. quando diventa guardiaparco e poi guardiacaccia, cambia sguardo. dietro le lenti del cannocchiale, nelle lunghe solitarie giornate di appostamento ai bracconieri, diventa il signore delle cenge, segue il volo delle aquile e sperimenta un qualcosa di molto simile all`amore. stagione dopo stagione, trasforma gli alberi in sculture, "scava" tassi e marmotte, parla con i cani, le mucche, le galline. a volte anche con gli uomini. quello di oreiller e` un mondo ormai perduto, travolto da una modernita` senza pazienza, da un fiume di gente che torna ma non resta. eppure, nei suoi occhi, nelle sue mani nodose e forti, tutto ha ancora memoria e lui ha memoria di tutto. le sue parole, consegnate a chi, come irene borgna, le sa ascoltare, conducono lontano, fuori traccia, tra valichi nascosti. e segnano il tempo, come gli anelli di un tronco, come i cerchi sulle corna di un vecchio stambecco. |