"i due autori fanno mestieri diversi. il primo e` procuratore aggiunto a venezia. il secondo e` avvocato, ma e` stato eletto alla camera come indipendente nelle liste di rifondazione comunista ed e` stato per due anni presidente della commissione giustizia di montecitorio. il primo e` un liberale voltairiano, scettico e realista; il secondo appartiene a una sinistra idealista e generosa. [...] a un certo punto della loro vita, tuttavia, hanno avuto uno stesso incarico: la presidenza della commissione per la riforma del codice penale, il primo all`epoca del guardasigilli castelli, durante il governo berlusconi, e il secondo all`epoca del guardasigilli mastella durante il governo prodi. ma nel processo alla giustizia penale il procuratore e l`avvocato hanno pronunciato la stessa arringa e sono giunti alle stesse conclusioni: che `le pene, per quanto possa sembrare strano, non devono essere aumentate, semmai diminuite` (nordio), che `bisogna smetterla con il panpenalismo` e che l`idea di potere risolvere tutto, anche i problemi sociali, con il codice penale, `e` solo propaganda, pericolosa demagogia` (pisapia). anche se con animo diverso (realista il primo, idealista il secondo) hanno scritto relazioni che dicono in buona parte le stesse cose e che sono rimaste egualmente sepolte sotto gli incartamenti che si accumulano sullo scrittoio dei ministri di grazia e giustizia." (dalla prefazione di sergio romano) |