una nuova sorpresa, del tutto inaspettata e dunque ancora piu` gradita, ci viene da eugenio montale: cinquantasei testi inediti composti dopo il 1963 (ma soprattutto dal 1978 al 1980) e conservati presso il fondo manoscritti dell`universita` di pavia, dov`erano approdati nel 2004 insieme ad altre carte e volumi del poeta, dono prezioso di gina tiossi. si tratta di versi che in buona parte vanno a integrare la produzione dell`ultimo montale, quella piu` decisamente diaristica ed epigrammatica, di cui possiedono lo stile e la disinvolta, accattivante arguzia. come e` scritto nell`introduzione, ci presentano un montale "ancora dotato di un vigore inestinguibile nel seguitare a raccordare le parole alle cose, a tener dietro con distaccata saggezza e persino allegro disincanto al registro delle vicende quotidiane della cronaca e della storia, a dialogare, come e` stato detto, con la fine del mondo". versi, insomma, di una vivacissima sapienza autoironica e anticonformista, nei quali il grande poeta si interroga o sentenzia su questioni e temi di varia natura. come la teologia e come la scienza, rispetto alla quale dimostra tutto il suo scetticismo, pari a quello che riserva a una cultura che si crede di avanzare riproducendo in realta` "le invasioni barbariche". ma trovano spazio nei suoi versi anche presenze varie: da quelle piu` illustri, come ezra pound, o piu` centrali nella sua vicenda, come clizia, fino alle piu` umili come un piccolo cane defunto o come i "poveri merli innocenti". |