l`11 aprile 1961 il teatro di beit ha`am, a gerusalemme, era gremito. piu` di settecento persone riempivano la sala per il processo intentato ad adolf eichmann, accusato di essere il principale ufficiale operativo della "soluzione finale". i giornali di tutto il mondo riportavano notizie sull`evento. le reti televisive americane mandavano in onda trasmissioni speciali. non si trattava del primo processo per crimini di guerra nazisti. eppure c`erano piu` giornalisti a gerusalemme di quanti ne fossero andati a norimberga. per quale motivo questo processo era diverso da quello condotto dai tribunali di norimberga, dove erano state processate figure molto piu` in vista della gerarchia nazista? mentre il mondo continua a confrontarsi con la realta` del genocidio nazista e a riflettere sul destino di coloro che sono sopravvissuti, il processo eichmann e` divenuto una pietra di paragone per i giudizi successivi, un`impalcatura legale, morale e giudiziaria per confrontarsi con il male nella sua forma piu` incomprensibile. deborah e. lipstadt riesce a raccontarlo contemperando un`avvincente capacita` narrativa con una sicura prospettiva storiografica. lipstadt svincola il processo eichmann dalla polarizzante presenza di hannah arendt, senza ignorarla, ma recuperando alcuni aspetti essenziali della vicenda: da un lato il risveglio, tardivo, della consapevolezza mondiale nei confronti dell`ampiezza della shoah; dall`altra l`essere un momento nodale della storia di israele. |