la mattina del 29 maggio 1953 il neozelandese edmund hillary e il nepalese tenzing norgay sono i primi esseri umani a raggiungere la vetta dell`everest. la permanenza dei due scalatori sul "tetto del mondo" dura soltanto un quarto d`ora - il tempo per hillary di piantare una croce e per tenzing di deporre biscotti in offerta alle divinita` buddiste - ma la conquista di una montagna e` il frutto di un lavoro lungo e meticoloso, un`avventura collettiva fondata sul coraggio e sui dettagli, sulla solidarieta` e sulla concentrazione. john hunt, l`autore di questo resoconto scritto a ridosso dell`impresa, era il capo della spedizione britannica, un organizzatore capace e sensibile che seppe tenere unito il gruppo contro il freddo, la mancanza di ossigeno, i fiumi di ghiaccio, i crepacci aperti sul vuoto e la continua messa alla prova della resistenza fisica e mentale di ognuno, la sfida con se stessi, che e` forse la ragione vera e profonda dell`alpinismo. la conquista dell`everest comincia con il riepilogo delle spedizioni precedenti, un ininterrotto sforzo collettivo, e prosegue con il racconto epico ed esatto delle diverse fasi dell`ascesa, da kathmandu alla scelta della parete sud, fino all`assedio e all`assalto della cima. la riflessione finale di hunt sul successo della spedizione e` soprattutto un bilancio umano, con lo sguardo sollevato verso nuove imprese e la consapevolezza che, per chi la compie e per chi la legge, "l`avventura e` un bisogno". con le foto originali scattate dai membri della spedizione. |