"e questo il primo saggio che, per quanto mi risulti, sia mai stato dedicato alla storia delle natiche. o, piu` precisamente, alle loro rappresentazioni immaginarie. alcune culture hanno esaltato questa parte della nostra anatomia, come dimostrano la statuaria greca o le danze sacre dell`india. in europa, il discredito di cui le natiche sono state oggetto risale ai primi secoli del cristianesimo, con la condanna della carne da parte di san paolo e successivamente con i canonisti del medio evo. bisogna attendere il rinascimento italiano e il settecento libertino perche` venga riconosciuta alle natiche qualche virtu`, e prima tra tutte la bellezza. dagli affreschi di michelangelo ai recentissimi cd-rom, ho cercato di esplorare le figure di questa "meta` dell`umanita`" rimasta per lungo tempo nascosta. ritengo che se oggi si assiste a una rivalutazione delle natiche, questo dipenda dalla loro rotondita` piena e simmetrica, dalle loro masse carnose ed equivoche, che ci rassicurano, ci infondono fiducia nella vita. esse sono contemporaneamente un eufemismo del sesso e un interrogativo inquietante: ragazza o ragazzo? non si e` mai certi. e facile prendere abbagli con le natiche. in una societa` in cui tutti gli oggetti tendono ad arrotondarsi, le natiche rientrano in un`estetica dolce, liscia, lievemente erotica, e riassumono con grazia e umorismo impareggiabili la nostra cultura". (jean-lue hennig) |