questo e` il primo libro di una serie che dedicheremo al recupero di testi classici. l`idea sottostante e` quella di liberarli dai recinti in cui sono spesso costretti e da quella sorvegliata distanza di sicurezza dall`attualita` utile solo a disinnescarli. la storia non e` cartografia del passato, non e` pura erudizione per pochi. non esistono analogie, non si possono sovrapporre storia e attualita`, ma (marc bloch). il cuore di questo libro e` il rapporto tra intellettuali e potere. se c`e` stata un`egemonia culturale della sinistra, raramente si sente parlare dell`egemonia culturale di destra che ha dominato il paese nel ventennio fascista. i piu` grandi intellettuali di allora furono fascisti, non per paura del manganello o di ritorsioni ma per assoluta convinzione politica e morale, come si puo` leggere limpidamente in queste pagine. scrive alessandra tarquini nell`introduzione al manifesto degli intellettuali fascisti, sottoscritto tra gli altri da ungaretti, pirandello, malaparte, marinetti, e il cui autore, giovanni gentile (che restera` fascista fino alla morte, nel 1944, ucciso dai partigiani dei gap), e` uno dei massimi filosofi italiani del novecento. all`egemonia culturale fascista rispondera` con un testo speculare - il manifesto degli intellettuali antifascisti - un gruppo guidato da benedetto croce e da giovanni amendola. il loro antifascismo segue l`indirizzo del cosiddetto (il ritiro dell`opposizione parlamentare dopo l`omicidio matteotti del 10 giugno 1924), porta alta la bandiera del liberalismo democratico e riconosce una clamorosa leggerezza (dopo la marcia su roma, infatti, croce aveva ritenuto il fascismo un fenomeno passeggero, e il 24 giugno 1924 aveva votato in senato la fiducia al duce). rileggere le parole di allora (estremamente illuminanti |