dresda, 2002. le acque dell`elba hanno appena invaso la citta` e, dalla grata di un impianto di depurazione, un anonimo storico dell`arte ripesca un prezioso libretto del xvii secolo stampato con rari caratteri a piombo che descrive la vita e le opere di un misterioso artista barocco di nature morte: silvius schwarz, un pittore sassone di cui esistono solo due opere, dall`attribuzione tra l`altro incerta. il biografo, il compositore leopold, narra di aver fatto ricorso alla stampa perche` incapace di scrivere a mano quanto desiderava comunicare ai posteri, l`ossessione che permeo` l`intera esistenza del suo amico artista: riprodurre la realta` nel modo piu` fedele possibile, catturando l`essenza delle cose. da quel momento in poi silvius schwarz, il pittore scomparso come una chimera dalle pagine della storia, diventa per lo storico dell`arte una spina nel fianco, un`autentica rovina. con in tasca l`anticipo ottenuto da un incauto editore per un romanzo storico, si rifugia in un paesino nei pressi di dresda, dove affitta una casa colonica in pessime condizioni, e dove si tuffa ancor piu` profondamente negli archivi. un pezzo dopo l`altro, il romanzo ricostruisce da diversi punti di vista la storia del misterioso artista svelando il suo incredibile segreto, l`apparecchio che gli consentiva di essere un mago della luce e di catturare l`intima essenza delle cose: un occhio artificiale che, nella seconda meta` del xvii secolo, anticipa di secoli l`invenzione della fotografia. |