glenn gould e` ormai un`icona del novecento. la sua immagine campeggia ovunque si parli o si discuta di musica, quasi alla stregua di un marchio registrato. eppure la diffusione del mito rischia di rimuovere la profondita` del musicista, cosi` attento alle dinamiche sociali e politiche, addomesticando il suo messaggio di interprete negli stereotipi della societa` dell`estetizzazione diffusa. l`autore mette al centro della sua riflessione le questioni teoriche e politiche del lascito gouldiano, analizzando le registrazioni e gli scritti saggistici per costruire un discorso organico sulla sua idea di interpretazione musicale, e non manca di riflettere sull`influsso di gould, soprattutto nelle opere di edward w. said sul fronte della critica culturale e di thomas bernhard su quello della letteratura. si delinea il ritratto di un musicista sensibile a un`idea comunitaria di musica, che ha saputo anticipare un futuro in cui l`arte possa essere goduta e capita con l`attenzione necessaria. gould si e` realmente posto il problema della deriva culturale, provando a costruire soluzioni e a sperimentare pratiche di senso. emerge un`estetica politica, della musica, capace di far uscire la figura dell`artista fuori dai luoghi comuni che deturpano l`immagine di un pianista condannato a essere schiavo del consumismo culturale. |