"cosa c`e` di piu` misterioso del fatto che una persona possa, di fronte a un quadro di segni astratti, sentire un`emozione quasi dolorosa?" il dolore, la lacerazione, o meglio la "maceranza dell`anima", sembrano le note dominanti della vita di lea vergine. che in queste pagine si racconta con il piglio dell`intellettuale di razza e le fragilita` di una donna che non ha mai messo da parte la vita. dall`infanzia napoletana ("non si e` nati invano alle falde del vulcano"), divisa tra due famiglie, al rapporto esclusivo con un padre andato via troppo presto, con quello sguardo sempre sbigottito che aveva fin da bambino e che sarebbe diventato quasi un destino. e poi la vita adulta, la scelta di un mestiere anticonformista, gli anni romani, le gallerie, le avanguardie e la politica, l`amicizia con cioran e manganelli. fino all`approdo a milano, tra i protagonisti della grande stagione degli anni sessanta (gillo dorfles, arturo schwarz, silvana ottieri, camilla cederna ecc.). un racconto senza cedimenti, ne` verso i mostri sacri dell`arte ne` verso se stessa: "senza alterigia, non ho pero` mai finto modestia: chi affronta qualcosa di enigmatico come l`arte non puo` permettersi di essere modesto. ma neanche puo` permettersi di non essere umile". cosi` l`arte diventa una scuola di rigore, quindi, ma anche una malattia sublime, "un`ombra dell`amore". sono molte le pietre di questo racconto, perche` quello che si trova nelle sue pieghe e` sempre il tentativo di dare un peso a cio` che e` per principio ineffabile: l`arte, l`amore, la vita stessa. tentativi che hanno bisogno di braccia forti e sono forse destinati a fallire. soprattutto se ci si illude di una funzione rassicurante dell`arte. perche` "l`arte non e` faccenda di persone perbene. e inutile che lo spettatore cerchi nella visione di un`opera d`arte qualcosa che lo consoli. trovera` solo qualcosa che lo dilaniera`. stara` a lui decidere come adoperarlo". |