"la fenomenologia non scinde l`uomo in anima e corpo, ma connette il corpo al mondo." l`ansia della psichiatria di accreditarsi come scienza, sul modello delle scienze della natura, ha portato all`oggettivazione del folle nella piu` completa rimozione della sua soggettivita`. quello che per un greco antico era un "invasato dal dio" e per un medievale un "posseduto dal demonio", per la scienza psichiatrica diventa un "malato". cio` che ne nasce non e` una psicologia che, direbbe jaspers, "comprende" l`uomo per come si da`, ma una psico-fisiologia che lo "spiega". se pero` la psicologia oggettiva lo psichico e, come fa la fisiologia con gli organi corporei, lo tratta come cosa in se` che non si trascende in altro, perde la specificita` dell`umano. umberto galimberti ci accompagna nella visione fenomenologica, grazie alla quale la psicologia non dovra` piu` spiegare i rapporti che intercorrono tra psiche e corporeita`, ma potra` descrivere le evidenti relazioni che intercorrono tra il corpo e il mondo e le produzioni di significato che queste relazioni esprimono. per la psicologia fenomenologicamente fondata, infatti, il "sano" e l`"alienato" appartengono allo stesso mondo, anche se l`alienato vi appartiene con una struttura di modelli percettivi e comportamentali differenti; dove la differenza non ha piu` il significato della "disfunzione" ma semplicemente quello della "funzione" di una peculiare organizzazione esistenziale, ossia di un certo modo di essere-nel-mondo e di progettare, nonostante tutto, il mondo. |