"hikikomori": cosi in giappone vengono chiamati i giovani che, spaventati dalla grande pressione che li attende nel mondo degli adulti, si chiudono completamente in se stessi, isolandosi nella loro stanza, senza quasi contatti anche all`interno della famiglia. taguchi hiro e` appunto un "hikikomori" che lascia la sua tana dopo due anni di reclusione. e impacciato, incerto come un recluso si sente e si muove: non riesce quasi a parlare, appena qualcuno per strada lo sfiora si sente male; troppa fisicita` e troppo rumore lo fanno soffrire. trova finalmente pace sulla panchina di un parco dove nessuno lo nota, ma in compenso lui puo` tenere sotto controllo il mondo circostante. e vede, sulla panchina di fronte alla sua, un uomo in giacca e cravatta: un tipico "salaryman", un impiegato che, come taguchi scoprira`, ha perso il lavoro. ma non lo ha detto alla moglie e quindi continua a uscire di casa ogni mattina per farvi ritorno solo la sera. il tempo in mezzo lo passa in quel parco. il contatto fra i due non si stabilisce immediatamente: a raggiungere il ragazzo inizialmente e` solo il fumo della sigaretta, poi il giovane e l`uomo maturo scambiano qualche parola, poi qualche frase e infine il rapporto si approfondisce, entrambi rivelano le proprie ferite, le proprie incertezze, i propri drammi. e via via le parole riescono a infrangere il muro della non-comunicazione e a sciogliere la paralisi. |