da un conflitto all`altro. due milioni di americani sono stati mandati a combattere in iraq e in afghanistan. ora che sono tornati, quasi tutti dicono di sentirsi bene. vanno avanti con le loro vite, mentre il ricordo della guerra sbiadisce lentamente. ma poi ci sono gli altri, quelli per cui la guerra non e` mai finita. si calcola che di questi due milioni una percentuale tra il 20 e il 30 per cento sia rientrata con un disturbo da stress post-traumatico, cioe` un problema mentale provocato dall`aver vissuto situazioni belliche particolarmente intense o drammatiche, una ferita psicologica anziche` fisica. e le conseguenze sono depressione, ansia, insonnia, incubi, disturbi della memoria, cambiamenti di personalita`, pensieri suicidi. ovvero: esistenze spezzate, relazioni in frantumi, tutto un mondo da tenere insieme, con fatica, spesso in solitudine. cinquecentomila veterani mentalmente feriti, un numero impressionante, una percentuale piu` alta rispetto ai conflitti precedenti. ma come afferrare le vere dimensioni di questo numero, e tutte le sue implicazioni, in un paese che ha prestato cosi` poca attenzione a quelle due guerre? per rispondere a questa domanda david finkel, giornalista del e vincitore del premio putitzer nel 2006, in "grazie per quello che avete fatto" ha scelto di raccontare le storie di alcuni reduci e dei loro familiari. storie come quella del adam schumann, che ha lasciato l`esercito ma continua a vivere circondato dai fantasmi dei compagni rimasti sul terreno in iraq; o quella di tausolo aieti, un eroe agli occhi di molti, perseguitato dall`incubo ricorrente di non essere riuscito a mettere in salvo il suo amico; oppure quella di nic deninno, che non puo` dimenticare l`uomo del suo plotone arso vivo in un blindato; o di danny holmes, tornato a casa con in tasca un congedo onorevole e lanciatosi dalle scale con una corda intorno al collo. storie che si intrecciano inevitabilmente a quelle delle loro compagn |