la varsavia ebraica non esiste piu` se non nell`immaginario e nel ricordo di cui la letteratura e` il riflesso piu` evocatore. la capitale polacca, oggi una metropoli moderna ed europea, non conserva quasi traccia di quel passato annichilito dalla guerra, di quell`umanita` secolare distrutta dalla shoah. per andare in cerca nella citta` palinsesto delle tracce di un tempo, la guida migliore resta la parola di uno scrittore che, lavorando al lutto del suo mondo scomparso, ci ha lasciato come viatico il ritratto di una citta` inghiottita dalla storia. vivono le sue storie, come un invito costante a una visita nella varsche perduta, segnata a un tempo dalla miseria materiale dei suoi abitanti e dalla loro straordinaria ricchezza spirituale. piene di nostalgia, le parole di singer (premio nobel per la letteratura nel 1978) convocano la vita la` dove fu crudelmente sradicata, e rianimano un golem di lastrici e di pietre per testimoniare, una volta per sempre, che quella esistenza collettiva resta piu` forte della sventura. |