"e se invece non fosse maligno e nemmeno cattivo? non dal punto di vista della diagnosi ma della semantica." con questa domanda gli autori esordiscono, chiedendosi per quali ragioni il cancro abbia assunto, nell`immaginario e nel modo di raccontarlo, il carattere di un "essere" dotato di autonoma, e malvagia, volonta`. recenti sviluppi e piu` moderni approcci clinici suggeriscono una possibile strategia di "cronicizzazione" del cancro. e da qui che bisogna ripartire. se potra` essere cosi`, allora assume nuova rilevanza anche il modo di "parlare" della malattia, perche` risulta evidente che la prospettiva di una convivenza con il cancro porta a raccontarlo piu` come un ospite indesiderato, di cui avremmo fatto volentieri a meno, che come un killer spietato che si e` introdotto in maniera tanto subdola quanto fatale. cambiare narrazione non e` un diversivo ma puo` essere utile, cosi` da abituarci al momento in cui la sua ingombrante presenza potra` comunque essere contenuta tra le mura della nostra esistenza. |