per il movimento risorgimentale il mezzogiorno rappresento` sino al 1848 una terra dal forte potenziale rivoluzionario. successivamente, la tragedia di pisacane a sapri e le modalita` stesse del crollo delle due sicilie trasformarono quel mito in un incubo: le regioni meridionali parvero, agli occhi della nuova italia, una terra indistintamente arretrata. nacque cosi` un`africa in casa, la pesante palla al piede che frenava il resto del paese nel proprio slancio modernizzatore. nelle accuse si rifletteva una delusione tutta politica, perche` il sud, anziche` un vulcano di patriottismo, si era rivelato una polveriera reazionaria. si recuperarono le immagini del meridionale opportunista e superstizioso, nullafacente e violento, nonche` l`idea di una bassa italia popolata di lazzaroni e briganti (poi divenuti camorristi e mafiosi), comunque arretrata, nei confronti della quale una pur nobile minoranza nulla aveva mai potuto. lo stereotipo si diffuse rapidamente, anche tramite opere letterarie, giornalistiche, teatrali e cinematografiche, e servi` a legittimare vuoi la proposta di una paternalistica presa in carico di una societa` incapace di governarsi da se`, vuoi la pretesa di liberarsi del fardello di un mondo reputato improduttivo e parassitario. il libro ripercorre la storia largamente inesplorata della natura politica di un pregiudizio che ha condizionato centocinquant`anni di vita unitaria e che ancora surriscalda il dibattito in italia. |