amata vissuta studiata, mantova incanta, forse delude, ma poi ritorna con fascino moltiplicato. i libri che percorrono questa specie di sinusoide non si contano: studi poderosi, estesi in vari volumi che trattano separatamente della storia, dell`arte, della letteratura, addirittura della cronaca, estratta dai secoli. ma ci sono anche innumerevoli compendi, che avanzano con la meticolosita` degli studiosi o con la vivacita` dei giornalisti. "mantova perduta" appartiene a questa seconda categoria. perduta perche`? la citta` si presentava ad affrontare il novecento con mura, bastioni, ponti, torri e torrette. ma soprattutto porte. nel giro di qualche decennio, quel volto cosi` particolare, cosi` suggestivo, subi` una serie di interventi chirurgici dove il bisturi era sostituito dal piccone. i connotati ne uscirono fatalmente stravolti. con l`idea di fare spazio, di inseguire la luce e di seguire il "progresso", si comincio` a demolire. fu una febbre. le mura sparirono, i bastioni furono soppressi, anche le porte non si sottrassero al loro destino. erano cinque, san giorgio mulina pradella pusterla e cerese. sopravvisse solo porta giulia ma, sorgendo a cittadella, era considerata fuori dal cerchio cittadino. fu la sua fortuna. dopo aver presentato la storia dei gonzaga senza piedestalli ne` tendaggi, un po` contropelo, "mantova perduta" da` conto del suo titolo seguendo un filo principale, quello delle molteplici e non di rado feroci polemiche che si accesero tra la gazzetta di mantova e la provincia. |