quando frank conroy scrisse "stop-time", pubblicato in america nel 1967, i suoi conflitti interiori avevano semplicemente smarrito la via ma non si erano spostati di un passo. il senso di perdita dell`innocenza e di sensibilita` tradita restavano li`, e scavavano. quando il new york times defini` il lavoro un`opera trionfale sulla celebrazione della giovinezza, lui stesso ne rimase perplesso. avrebbe voluto che fosse un atto vendicativo, l`accusa di un mondo che si era portato via il suo tempo, e invece irradiava candore, talmente tanto che a tratti si accendeva delle tonalita` della gioia. da cronaca spietata di ragazzino ribelle alle prese con la propria vulnerabilita` di piccolo che cresce in una famiglia disfunzionale degli anni trenta, "stop-time" diventa inno alla liberta`, elegia dell`amore fraterno, racconto di un`amicizia speciale che si consuma tra i boschi. con una scrittura affilata e densa, frank conroy riconnette passato e presente nello spazio del ricordo, e per un attimo il desiderio sfrenato per le strade di kerouac sembrera` imbattersi nelle morbosita` miracolose dei giovani di salinger, in un ritmo che suona secco come una ripresa tosta di pugilato. |