Tutti conoscono le sue opere, ma non tutti sanno chi è Keith Haring. Tra gli eccessi e le stravaganze degli anni ottanta, scorre la breve ma intensa parabola di Keith Haring, l'artista stroncato dall'Aids a New York il 16 Febbraio 1990, a soli trentun anni. Solo Christina Clausen poteva realizzare questo film, lei che frequenta da sempre l'arte contemporanea e ha le chiavi d'accesso ai preziosi archivi di musei e fondazioni. Di Haring si è scritto e detto tanto, ma in pochi hanno avuto accesso ai materiali contenuti in questo documentario, ai filmati privati e alle fotografie "domestiche" dell'artista, alla sua voce originale (dell'intervista audio di John Gruen - suo biografo ufficiale), alle aperte testimonianze di amici e artisti del calibro di Bill T. Jones, Yoko Ono e David LaChapelle, che raccontano un'epoca piena di carica creativa e la fulminante carriera di un artista, che con il suo vocabolario universalmente comprensibile e la leggerezza dei suoi colori, ha imposto nel mondo la sua visione di un'arte finalmente accessibile a tutti. Fedelissimo allo spirito dell'artista, questo film, rivolto al grande pubblico non da nulla per scontato. È un graffito colorato: ritmo, energia e musica. In soli dieci anni l'enorme produzione dell'artista ha lasciato un'eredità di emozioni e rammarico, per quello che Haring ci ha dato, per quello che ancora avrebbe potuto darci.
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