che in tibet esista una forma di yoga autoctono puo` sorprendere persino chi conosca il bon e il buddhismo tibetani, giacche` gli insegnamenti giunti dal tibet in occidente, anche in tempi piuttosto recenti, si concentrano per lo piu` sulle pratiche di addestramento mentale, come la concentrazione e la visualizzazione. dal punto di vista tibetano, quella del movimento magico e` una tecnica per potenziare la meditazione rimuovendo gli ostacoli mentali e fisici, ma al lettore occidentale non deve sfuggire che nelle discipline asiatiche la `magia` non ha molto a che fare con incantesimi e sortilegi, riguarda piuttosto gli stati interiori di trasformazione. il movimento magico crea una trasformazione interiore e ha il potere di modificare l`esperienza del praticante e il suo stato mentale. questo libro presenta il lignaggio del movimento magico descritto nel trattato bon dzogchen trasmissione aurale dello zhang zhung, e in particolare nella "quintessenza delle istruzioni orali", redatta intorno all`xi o xii secolo, che insieme alla trasmissione esperienziale di drugyalwa yungdrung e al commentario dell`inizio del xx secolo di shardza tashi gyaltsen (la cui traduzione e` riportata in appendice), costituisce la fonte principale degli insegnamenti per gli odierni praticanti bon, laici e monaci. uno degli elementi che contraddistingue lo yoga tibetano e` la funzione del respiro durante i movimenti; corpo e respiro non sono infatti il mero sostegno a una pratica incentrata sulla mente: ne sono l`oggetto principale; il praticante trattiene il respiro mentre muove il corpo, e lo rilascia solo alla fine del movimento, aprendo la possibilita` di riconnettersi con il proprio stato mentale naturale. solo da poco il movimento magico e` praticato in occidente, e alejandro chaoul, che lo ha studiato a fondo per oltre trent`anni, guida il lettore alla scoperta dei suoi segreti, illustrandone in dettaglio le pratiche e i benefici. da ricercatore ha infatti condotto, in collaborazione c |