una buona pratica preliminare di qualunque altra e` la pratica della meraviglia. esercitarsi a non sapere e a meravigliarsi. guardarsi attorno e lasciar andare il concetto di albero, strada, casa, mare e guardare con sguardo che ignora il risaputo. esercitare la meraviglia cura il cuore malato che ha potuto esercitare solo la paura. questo e` un libro disordinato. e l`autrice ha scelto di lasciarlo cosi.
i visitatori celesti sono quattro figure che portano un messaggio: non si scappa dall`invecchiare, dall`ammalarsi, dal morire, ma c`e` una via, opposta all`oblio, che nell`affrontarli trascende il danno e la sofferenza. per questo sono detti "messaggeri", perche` portano notizia bruciante, messaggio che risveglia, e "celesti" perche` non si limitano a rivelare l`ineluttabilita` delle sfide radicali della vita, ma ci aprono anche la soglia di significati altrimenti ignorati: significati celesti, che vengono da un al di la` della condizione rassicurante e confortante in cui di continuo ci rintaniamo, a causa dell`angoscia in cui la finitudine e il dolore ci gettano. nelle parole incantate di chandra candiani: "queste parole sono il goffo tentativo di tradurre in linguaggio un sorriso. quel sorriso accoglie tutto, anche i danni piu` crudeli, senza enfatizzare e personalizzare, e consegna l`altro, senza che nemmeno se ne accorga, alla vocazione della non-violenza".
quindici storie che formano un`educazione sentimentale e ci parlano di solitudine e fame d`amore. di vita che scorre incessante. da piccola chandra candiani faceva un gioco: vedere quante piu cose insignificanti ci fossero in una stanza, sul tram, in una via e accoglierle tutte in uno sguardo, sorridendogli. si trattava di oggetti, animali, bambini senza niente di speciale, considerati dagli altri insignificanti. cosi candiani, divenuta grande, ha deciso di invitarli nelle sue fiabe e li ha lasciati parlare. soprattutto ha dato una storia a chi di solito una storia non ce l`ha. una bambina talmente innamorata di un fiume da desiderare soltanto di corrergli accanto fino al mare. un usignolo malinconico che nessuno vuole, perche` nessuno vuole conoscere la tristezza del cuore. una rosa che non credeva piu nel vento, ma che proprio grazie al vento riesce a risorgere. una musica felice scesa sulla terra per un bambino troppo strano. una pattumiera che racconta ai suoi ospiti, no`ccioli di frutta, cartacce, lische di pesce, quanto la loro vita sia stata importante. e la solitudine il filo rosso che lega insieme queste quindici storie, eppure in ciascun personaggio echeggia fortissimo il desiderio vivido di essere parte del tutto, di costruire un legame seppure sottile con gli altri, di gridare in silenzio la fame d`amore che li attraversa. un amore semplice, intrecciato ai piccoli dettagli, alla minimalita` dell`esistenza, ai suoni che popolano le campagne, le citta`; un amore per una vita minima che chiede timidamente di essere vista, ascoltata, osservata nella sua linfa intima.
nel mondo di chandra, dove la parola e` anche immagine e poesia, meditare e` anzitutto stare fermi; sedersi e seguire umilmente e con pazienza il respiro, accoglierlo in silenzio, conoscere ma senza pensare. meditare e` seguire i movimenti della nostra mente smettendo di affaccendarci in azioni, pensieri, preoccupazioni per il futuro, ricordi del passato. meditare non e` fare il vuoto intorno a noi. anzi: e` non separare i mondi, non dividere quel che consideriamo spirituale da quel che riteniamo ordinario. e i gesti quotidiani di cucinare, lavare i piatti, telefonare, pulire, leggere possono diventare forme di preghiera. e insomma stare dentro noi stessi, dentro tutto cio` che siamo in quel momento, consapevolmente. spesso si pensa che la soluzione al dolore e all`ansia sia altrove, ma e` nel dolore la soluzione del dolore (e nell`ansia la soluzione dell`ansia). sentendolo, abitandolo, assaporandolo, non e` piu` un estraneo, ma a poco a poco un ospite scomodo, irruente, tempestoso e infine un pezzo di noi.
la bambina pugile e` tornata. la riconosciamo, la ritroviamo con la sua insonnia, la sua febbrile sensibilita`, le sue debolezze e la sua incredibile forza. la seguiamo in un percorso poetico che evoca una sorta di narrazione emblematica. si parte dalla casa. la vita di una persona emana dagli spazi dove e` cresciuta. portone, finestre, pavimenti, muri, scrivania, frigo, letto e cosi via: la bambina e` come diffusa nelle cose, negli oggetti che l`hanno accolta. poi esce nel mondo e deve inventarsi gli strumenti per percepirlo. il libro diventa un viatico per