le poesie di chandra livia candiani si rivolgono spesso a un tu variabile, che di volta in volta si riferisce a persone presenti o assenti, prossime o lontane nello spazio e nel tempo, o ancora: comunita` in potenziale ascolto, entita` non individuabili, la morte, parti dell`io poetante ("io ti converto in fame / mio silenzio"). ma questo tu assomiglia molto a un noi creaturale che accomuna de`i, uomini e cose in una sorta di fratellanza universale in cui l`insistenza pronominale funge piu` da invocazione che da individuazione. o da "istruzioni per l`uso", come nella splendida "mappa per l`ascolto" ("dunque, per ascoltare / avvicina all`orecchio / la conchiglia della mano") o la corrispondente "mappa per pregare". della stessa serie "pedagogica" e` la strofa di "istruzioni per abbracciarsi" che abbiamo messo in copertina. chi parla, in questi casi, e` una voce sapiente ma non saccente, un soffio leggero con la forza di un vento impetuoso: il risultato di una miscela di linguaggio quotidiano e metafore evocative, colloquialita` e schemi anaforici sacrali. nel libro ci sono anche poesie sulla parte infantile di se` (secondo lo schema io-tu-noi-tutti) da coltivare o recuperare, poesie sul silenzio, sul desiderio; bellissime quelle sul lutto, declinate in varie fasi della raccolta, che sembrano contenere il massimo di precisione proprio quando i rapporti tra presenze e assenze sembrerebbero entrare nelle zone della vaghezza e dell`oscurita`. |