tra i fondatori del movimento sionista che, nella seconda meta` dell`ottocento, auspicavano la creazione di uno stato ebraico, molti sognavano una nazione che fosse ne` piu` ne` meno come tutte le altre. quando, nel 1897, theodor herzl convoco` il primo congresso del movimento sionista, non vi fu pero` accordo sul modo di riportare alla la situazione del popolo ebraico. herzl propose una , dai tratti liberali, che potesse essere al tempo stesso la patria di ebrei e nonebrei; i sionisti dell`est europeo propugnarono la riproposizione della lingua ebraica e la creazione di una cultura ebraica distinta e separata; i socialisti, dal canto loro, immaginarono una societa` fondata su comunita` di lavoro agricole; e gli ortodossi sognarono una societa` imperniata sulle leggi delle antiche scritture. quando, all`indomani della catastrofe del secondo conflitto mondiale, divenne infine realta` la fondazione di israele, lo stato che ne emerse tra mille difficolta` nel 1948 rappresento` tutto meno che un`entita` . nato sulle ceneri del genocidio e di una lunga storia di sofferenze, israele fu concepito per essere un unicum, una societa` modello, la sede di un medio oriente in grado di aspirare a una nuova modernita` e a un`inedita prosperita`. ma fin da quel primo momento furono poste le basi per uno scontro tra i sogni del sionismo e la realta` dello stato di israele; uno scontro destinato a continuare fino a oggi. in questo affresco, michael brenner evidenzia il paradosso essenziale di questa lunga vicenda, divenuta sempre piu` decisiva non solo per gli equilibri geopolitici dell`area mediorientale, ma dell`intero scenario mondiale: il desiderio del popolo ebraico di essere al tempo stesso normale ed eccezionale. si tratta di una contraddizione che attraversa tutta la parabola della definizione di una nuova identita` ebraica e israeliana, e contemporaneamente la ricerca di un posto sicuro di israele nel consesso delle nazio |