gravemente ferito al fronte, trapanato al cranio, costretto a una lunga convalescenza, braque rinuncia gradatamente all`esercizio della pittura e incomincia, nel 1917, a redigere queste massime fulminanti. sino all`anno in cui dipingera` "chaise", soggetto a lui caro e piu` volte ripreso negli anni successivi, consegna alle pagine del "cahier" le riflessioni che gli sono state compagne nella solitudine del suo atelier, che forse l`hanno tormentato, su cui forse si e` interrogato senza fine prima che si trasformassero in certezze. pierre reverdy, in "note e`ternelle du pre`sente" ha scritto: "dunque, gli oggetti, nella forma in cui braque ha voluto rendermeli sensibili, sono i termini del suo linguaggio ". e all`inizio del cahier braque dichiara: "non basta far vedere quel che si dipinge. bisogna anche farlo toccare". e per illustrare questa massima disegna una teiera, simile a tutte le teiere che ha dipinto o inciso su pietra. sembra cosi` far eco alle parole di reverdy: "la poesia consiste nel creare un oggetto sostitutivo in grado di colmare nel cuore dell`uomo il vuoto prodotto dall`assenza dell`oggetto reale agognato, di tutto il reale agognato ". nel cahier ogni aforisma ha forza e significato soprattutto in virtu` della magia del disegno. le parole attraversano le forme, e le forme esaltano la risonanza delle parole. |