l`ascolto delle pionieristiche registrazioni di contralti attivi negli ultimi anni dell`ottocento ci rivela voci di inimmaginabile ambiguita` sonora: baritonaleggianti al grave, sopranili in acuto, senza nessun tentativo di mascherare lo scarto di registro ed anzi sottolineando le differenze con effetti da jodel. risalendo i decenni, scopriamo che l`appellativo audace di ermafrodite armoniche era stato speso con la piu` alta ammirazione per cantanti del calibro di maria malibran e marietta alboni, mentre emissioni baritonali furono apprezzate in castrati come farinelli, carestini, pacchierotti, marchesi. il novecento ha pero` spazzato via l`androginia della "voce doppia", la tradizione operistica del "contralto sopranile", preferendo il mezzosoprano d`estensione piu` contenuta ma omogenea, con acuti sonori e ben "coperti", note gravi prive di eccessive risonanze "di petto". e i "veri" contralti che hanno tentato di riproporre in pubblico il dualismo vocale naturalmente presente nella loro voce sono stati emarginati dalla vita teatrale. documenti sonori (nel cd allegato) e verbali (tante testimonianze d`epoca) s`intrecciano in questa trattazione, che portera` il lettore (nonche` ascoltatore) a dischiudere i segreti di un mondo solo apparentemente perduto. |