un`infermiera e una volontaria incrociano le loro vite in un hospice, un reparto creato sul tipo di quelli di vari ospedali italiani per accogliere malati terminali: persone la cui aspettativa di vita non supera, per l`appunto, i 120 giorni." entro in quelle stanze come una persona e sono in contatto non piu` con un insegnante, un elettricista, un geometra, ma con un`altra persona, sofferente. l`incontro impone a entrambi un mettersi in gioco pericoloso, dove non ci sono difese e lo scambio a livello personale e` indispensabile. non c`e` piu` teoria, ma solo fatti: non c`e` piu` l`ombra della morte, ma solo la sua prepotente presenza. non esiste piu` il tempo, ma solo la certezza di averne poco e l`oculatezza di non sprecarlo piu`. non riuscirei piu` tanto facilmente a ritornare come infermiera in una normale corsia d`ospedale; forse perche`, per la prima volta, ho potuto lavorare in un posto dove si e` dato il giusto valore al tempo e ho potuto `essere` infermiera. con tutta me stessa". |