ha avuto come padrino igor stravinskij. a vent`anni e` stata fotografata in modo spettacolare mentre giocava a scacchi nuda con marcel duchamp. ha disegnato copertine di celebri dischi. e una straordinaria tessitrice di pettegolezzi. e una scrittrice capace di evocare luci pittoriche in due frasi, di costruire paesaggi e distruggere persone con la stessa grazia fulminante. in questo memoir narrativo eve babitz racconta, anzi, canta la los angeles degli anni settanta: le autostrade, lo smog, le palme, i tramonti, l`alcol, la droga, gli amanti; e ancora, il cinema, l`arte, le amiche, gli attori, tutto un mondo che da questa parte dell`oceano abbiamo immaginato e sognato a nostro rischio e pericolo. e lo fa con un misto di disincanto, pudore e incontrollata passione, con una lingua diretta, scabra e scintillante come un tramonto nel deserto. "mi e` diventato chiaro che la bellezza non c`entra niente con la moda, che il sesso e` arte, e cos`altro... la speranza e` l`ultima a morire. io amo la pioggia." ma soprattutto, sopra ogni cosa, eve babitz ama perdutamente l.a., e la lascia amare anche a noi. (ad ogni buon conto, quando non c`e` l`amore resta sempre virginia woolf.) |