"l`ultima volta che ho visto mia suocera e` stata la mattina in cui sono partito per il checkpoint di rafah, per raggiungere l`egitto. mi ha sorriso, ha abbracciato mio figlio dicendogli: "quando la guerra finira`, per favore, vieni a trovarmi". la guerra non e` finita. e lei e` morta. dopo una vita trascorsa in tende e campi profughi, finalmente e` entrata in una casa stabile. la casa di dio." questo libro e` la cronaca limpida e feroce di una guerra senza fine, raccontata in presa diretta, dal primo giorno. e` la testimonianza di una lotta per la sopravvivenza, nel corso di un viaggio dal nord della striscia di gaza fino al confine con l`egitto. l`autore di queste pagine attraversa la sua terra mentre l`assedio e i bombardamenti israeliani si fanno sempre piu` intensi. con lui ci sono il figlio quindicenne, yasser, e la suocera settantenne, malata, che si muove su una sedia a rotelle ("ha sofferto molto durante l`esodo. i soldati gridavano, minacciando di sparare se ci fossimo fermati. mio figlio spingeva la sedia a rotelle mentre io sostenevo il corpo fragile di mia suocera. il terreno sconnesso la faceva sobbalzare in avanti, in piu` di un`occasione e` caduta a terra. in altri momenti, bisognava portarla in braccio perche` la strada era piena di fango, distrutta, cosparsa di corpi e intrisa di sangue.") il 5 ottobre scorso, due giorni prima dell`attacco criminale di hamas contro israele, atef abu saif lasciava ramallah, in cisgiordania, dove vive con la famiglia, per raggiungere gaza. doveva essere un breve viaggio di lavoro e l`occasione per andare a trovare i famigliari, che vivevano li`. invece rimarra` intrappolato nella guerra piu` devastante di cui abbia memoria. mentre ai giornalisti e ai fotografi di tutto il mondo e` proibito entrare a gaza e mentre i pochi che dall`interno provano a raccontarci cio` che accade rischiano la vita (quando questo libro va in stampa, sono 122 i giornalisti uccisi a gaza), il "diario di un genocidio" rappresenta un documento |