"roma e` il racconto di come una citta` puo` diventare universo nell`interpretazione di uno scrittore. se volete sapere che cose uno scrittore - estremizzando - avete due modi. uno e` soffermarvi per un attimo sui versi iniziali di `il suonatore jones` di fabrizio de andre`: `in un vortice di polvere gli altri vedevan siccita`, a me ricordava la gonna di jenny in un ballo di tanti anni fa`. il secondo e` - appunto - leggere questo libro: di quei versi, declinazione sontuosa che diverte e commuove. perche` uno scrittore e` prima di tutto il suo sguardo e la sua capacita` di creare storie, indipendentemente dalla forma che si sceglie. e se de andre` riesce a raccontarne una puntando il suo su un vortice di polvere, immaginatevi che cosa e` in grado di fare fulvio abbate orientando il suo, ugualmente immune da ogni conformismo, sulla citta` eterna, generatrice millenaria di narrazioni. non ne voglio qui anticipare nessuna per non togliere al lettore la sorpresa di tutte le gonne di jenny che di pagina in pagina fulvio abbate vede e rievoca nel suo viaggio patafisico tra cronaca e memoria nelle vie di roma. anche quelle ancora oggi capaci di stupirci a ogni angolo svoltato, serbatoio infinito, come sono, di bellezza e di miserie: esattamente nello stesso modo del paese di cui roma e` capitale." (francesca serafini) introduzione di carlo verdone. |