siamo, dunque, alla fine della leggenda sulle origini di roma, quando tito tazio prima e romolo dopo scompaiono dalla scena: ucciso, il primo, il sabino, dai parenti inferociti di quegli ambasciatori di lavinio che erano stati ammazzati da briganti amici di lui (ma il sospetto ricadde su romolo, che poco dolore aveva mostrato per la morte dell`uomo che s`era associato nel governo); sparito, il secondo, dopo aver sconfitto fidene e veio, nel buio di un`eclissi o di un temporale: forse eliminato dai senatori irritati dal fare sempre piu` monarchico del fondatore, dalla sua arroganza tirannica; oppure asceso in cielo e divenuto un dio, quirino: come giulio proculo dichiaro` in pubblico gli avesse rivelato romolo stesso, apparendogli dopo la morte sul quirinale. se "scomodissimo" fu per i romani ricordare "il modo della nascita della citta`, fra inganni, uccisioni e gentaglia", non tanto piu` comodo deve essere stato per loro consacrare alla leggenda la fine delle origini. il quarto volume della leggenda di roma porta a conclusione il grande lavoro di raccolta e interpretazione dei miti che i romani stessi si sono tramandati per generazioni sull`inizio e i primi sviluppi della loro citta`: miti che costituiscono un aspetto essenziale della storia culturale, e percio` della storia tout court, dell`antica roma. l`architettura del volume ha pero` struttura circolare: perche` dopo esser giunto alla fine di romolo, ritorna al principio, alla fondazione, e ne elenca gli artefici secondo le fonti. |