pubblicato da einaudi nel 1969, "morire di classe" e` un`opera eccezionale. criticando attraverso immagini inequivocabili le condizioni in cui si trovavano gli ospedali psichiatrici italiani dell`epoca, fu un importante fattore nella battaglia di franco basaglia per far chiudere quegli istituti. dal punto di vista editoriale, si presento` per la prima volta un oggetto di design (ispirato alla grafica pubblicitaria dell`epoca), che era insieme un libro fotografico, politico e sociologico; un libro da guardare - o da cui distogliere lo sguardo - tanto quanto da leggere. negli scatti in bianco e nero di carla cerati e gianni berengo gardin - due dei piu` importanti fotografi italiani - si alternano muri, porte, chiavi, corpi, materassi, alberi, camicie di forza, sguardi vivi in corpi imprigionati e sono inframezzati da testi, selezionati da basaglia stesso e tratti da opere di erving goffman, michel foucault, primo levi, jonathan swift, rainer maria rilke e peter weiss. denunciando la situazione e invitando le istituzioni interessarsi del recupero e non dell`annientamento di chi e` stato escluso, il libro pone anche una questione etica. che non vengano mai varcati i confini tra rivelazione e sfruttamento, tra compassione ed eccitazione pruriginosa mentre si immortala un malato di mente. |